Eurobidoni, Ian Rush, il dopo Platini mancato in casa Juventus
Arrivato come sostituto, piú avanzato, di Roi Michel, Rush doveva essere il nuovo centravanti bianconero per contrastare Milan e Napoli. Ma alla fine….

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- All’epoca il bomber veniva considerato l'attaccante più forte d'Europa. Il centravanti di St Asaph, paesino gallese con poco più di tremila abitanti, in cui nacque nel 1951, arrivò dai Reds per 7 miliardi delle vecchie lire con un biglietto da visita non indifferente: 224 presenze e 139 gol in Premier e 26 gare con 14 reti in Coppa dei Campioni, che vinse nel 1980 e 1984 insieme con quattro titoli, una FA Cup e 4 Coppe di Lega. Eppure Rush non riuscì mai a ingranare, se non in qualche sprazzo di partita (alla fine solo 7 gol in 29 match).
- La poca simpatia per la lingua di Dante, lo stile di vita e l’alimentazione e, non per ultimo, il modo di giocare distante al calcio italiano lo spinsero di nuovo alla perfida Albione (tornò, infatti, al Liverpool per 6 miliardi di lire), nonostante, alla fine ebbe gratitudine per l’Italia, poiché, per sua stessa ammissione, la Serie A lo fece diventare più completo, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello umano.
- Nella sua seconda vita ad Anfield, il bomber gallese riuscì ancora a essere presente in 245 gare, segnando 90 reti e vincendo ancora una Premier, due FA Cup e 1 Coppa di Lega e chiudendo a 73 partite e 27 gol con la sua nazionale. Nel 1997 chiuse con i Reds e si trasferì al Newcastle United, poi allo Sheffield, per terminare la carriera nel Wrexham in Galles nel 1998 e approdare in Australia l’anno successivo, dove appese i fatidici scarpini al chiodo solo nel 2000!
- Dopo aver appreso una carriera da allenatore, abbastanza fallimentare al Chester City, entrò in organico del Liverpool, affiancando il team commerciale del club nello sviluppo di partnerships con altri brand di livello mondiale.